La Mia Storia
&
Il Mio Business

Quante volte abbiamo cambiato la nostra strada quando abbiamo provato sul campo che non ci apparteneva? Anche per me è stato così e vi racconto la mia storia..

Ho scelto un istituto superiore per il commercio perché ero convinta che lavorare in un ufficio fosse la mia massima aspirazione: ore e ore davanti al pc, tante carte da visionare, conti da far quadrare, avere un buon stipendio e tanti amici.

Eravamo alla fine degli anni 90 gli analisti contabili andavano via come il pane, quindi appena diplomata trovo subito una grande opportunità per l’estate, nello studio del commercialista del mio paese.  Non mi pareva vero, il lavoro dei miei sogni vicino a casa.

Ricordo ancora che la settimana prima di iniziare, andai con mia madre a fare shopping perché ci tenevo ad essere pronta e sentirmi professionale anche nel mio outfit. Dopotutto stavo smettendo i panni dello studente e stavo entrando nel mondo del lavoro!

Sapete quanto hai resistito? Tre giorni!

Ma come potevo io che amo il contatto con le persone stare 8 ore senza parlare con nessuno?

Quel lavoro mi toglieva il sorriso e sono andata in crisi perché avevo investito 5 anni di formazione e una carriera che nella mia testa doveva essere perfetta.

Dopo l’ennesimo pianto ho parlato con la mia famiglia e ho seguito il mio cuore. Mi sono iscritta all’università, indirizzo pedagogia, corso di laurea scienze dell’educazione.

Vedevo le mie colleghe che venivano da studi umanistici dare esami alla velocità della luce, mentre io di pedagogia, psicologia, filosofia non sapevo granché. Mi sono rimboccata le maniche ed ho iniziato a frequentare corsi, studiare.

Chiedere aiuto e nessun sacrificio valeva la gioia che questo percorso mi stava dando.

Finito il primo biennio si faceva strada il tirocinio ed anche in questo contesto è prevalsa la mia voglia di mettermi in gioco e conoscere la realtà del sociale, disabili fisici, psichiatrici gravissimi, autismo, tossicodipendenza e casa di riposo.

“Stare tra gli ultimi e dar loro sollievo mi faceva sentire utile e dava un senso alla mia esistenza. “

Una volta conseguita la laurea iniziai subito a lavorare in un centro diurno per disabili fisici gravi e Wow.. il primo vero contratto con una cooperativa che mi permetteva di pensare in modo sereno al mio futuro.

In questo periodo conosco l’uomo della mia vita, nel giro di un paio di anni ci sposiamo e nel 2008 nasce  Riccardo, il bimbo tanto desiderato.

Da quando divento madre tutte le mie priorità vengono stravolte e gli orari di lavoro richiesti non sono più compatibili con il mio desiderio di essere presente nella mia famiglia.

Prendo una decisione sofferta e mi licenzio perché mi viene proposta all’interno di un’altra cooperativa il posto come educatrice all’interno di un asilo nido.

Un sogno poter lavorare con i bambini piccoli, facendo un orario compatibile e riuscendo a gestire Riccardo con l’aiuto delle nonne.

Dopo due rinnovi contrattuali arriva il tanto sospirato tempo indeterminato che ci permette di esaudire il nostro sogno di allargare la nostra famiglia: nel 2014 arriva Damiano e con lui il momento più impegnativo mai vissuto.

Durante la gravidanza, mia suocera si ammala e subisce una grave e grossa operazione e conseguente terapia, mio marito inizia un periodo di cassa integrazione a zero ore (e quindi zero soldi).. vabbè, rientro prima al lavoro e non ci pensiamo più.

Invece sorpresa!

Il nido viene ceduto ad una cooperativa, nessuno si preoccupa dei suoi dipendenti, quindi mi sono ritrovata da tempo indeterminato ad essere senza lavoro!

Odio autocommiserarmi e mi sono messa subito in moto.

Sapete a cosa è servita la mia laurea?

Ad andare a fare la baby-sitter nelle famiglie, nel fare ripetizioni di materie scolastiche, nel riordinare le case delle donne che andavano a lavorare.

Vabbè, almeno si mangiava ed avevamo una vita dignitosa anche con 1000 sacrifici. 

In questo periodo così nero inizia a vedere dei post “strani” su facebook, di donne che lavorano da casa, soddisfatte che potevano togliersi qualche sfizio o stravolgere la propria vita ma a me sapeva tanto di fregatura.

In questo periodo così nero inizia a vedere dei post “strani” su facebook, di donne che lavorano da casa, soddisfatte che potevano togliersi qualche sfizio o stravolgere la propria vita ma a me sapeva tanto di fregatura.

Eppure le persone che seguivo mi sembravano brave e perbene e dovevo ammettere che mi incuriosivano.

Mi sono fatta coraggio ed ho chiesto informazioni. Ho capito subito che non faceva per me: io sui social ci andavo solo per fare sano gossip, non avevo competenze e ricordiamoci bene volevo fare l’educatrice!

Quella stessa sera vengo invitata vedere un gruppo chiuso di facebook, dove leggo tante storie di donne, di mamme, che utilizzando il network marketing  sono riuscite a realizzarsi professionalmente.

Inizia a farsi strada in me l’idea che non devo per forza scegliere se essere donna in carriera o madre ma che posso avere entrambe.

La prima vision quando l’ho avuta? La stessa stasera che ho aperto il codice della nuova attività.

Ero a letto con mio marito, i bimbi si erano appena addormentati e decido di fare il mio primo post. Scelgo un viale alberato e scrivo che ho deciso di iniziare un nuovo cammino, chiedendo se qualcuno voleva farmi compagnia in questo viaggio.

Wow dopo pochi minuti arriva il primo commento, seguendo gli script della strategia (che avevo iniziato a studiare) e con l’aiuto della mia upline, ho iniziato a fatturare cioè, ve lo spiego meglio: ho iniziato a guadagnare, usando il mio smartphone, in relax, ottimizzando il tempo del “cazzeggio” trasformandolo in guadagno.

Con impegno e costanza ho rafforzato la mia attività di Network Marketing facendola, diventare sempre più solida. Mano a mano che cresceva sono riuscita a lasciare andare uno alla volta tutti i miei lavori, perché non potevo permettermi un’altra volta di toccare il fondo.

Da quel momento sono passati 3 anni e mezzo, i più intensi, meravigliosi e felici della mia vita.

Oggi sono alla guida di un team di donne che come me si sono lasciate ispirare, da me, dalla mia storia di imprenditrice.